La luna e i falò
Time never die
di e con Luigi D’Elia
liberamente ispirato a LA LUNA E I FALO’ di Cesare Pavese
regia Roberto Aldorasi
scena Roberto Aldorasi e Francesco Esposito
realizzata da Cosificio – Creature Spettacolari
luci Davide Scognamiglio
foto e cura della produzione Michela Cerini
tecnico Francesco Dignitoso
una produzione Compagnia INTI di Luigi D’Elia e ARCHETIPO
con il sostegno di
Teatro Pubblico Pugliese nell’ambito del progetto “Hermes” finanziato dal Programma CBC Interreg V-A Greece-Italy 2014-2020
Festival Parthenium Calling e la collaborazione della Fondazione Cesare Pavese
Un uomo, conosciuto da ragazzo come Anguilla, torna dopo lungo tempo nella sua terra natale. La ritrova divisa e ferita da una guerra ancora troppo vicina. Ritrova Nuto, il vecchio amico, complice e compagno di avventure e risate. Trova un ragazzino, Cinto, che abita nella sua vecchia casa ed è capace di parlare con l’invisibile. Tutto è lì, ancora lì, eppure è abitato da Altro, sospeso in una dimensione straniante e sfocata.
Anguilla, Nuto e Cinto, uniti indissolubilmente da un disegno che ignorano, lentamente si ritrovano ad attraversare questa terra tramortita dove qualcosa non torna, nulla è quieto e i conigli smuovono una terra di rimorsi e cadaveri senza pace. Tra ricordi e vita reale, vecchi scherzi e parole sussurrate sotto la luna, lentamente scivoleranno in un sogno feroce e meraviglioso che li porterà così lontano da sfiorare, nelle maglie più luminose della memoria, un luogo sacro che va ben oltre i paesi, le identità, le Patrie.
Dopo molti anni di lavoro sul racconto della natura, Luigi D’Elia sposta il fuoco sull’umano, sulla ricerca interiore, sulle domande pressanti che hanno a che fare con il ricordare, con la memoria, privata e collettiva, approdando alla sua prima vera opera come autore. Lo fa in compagnia di Cesare Pavese, di un romanzo amato e di Roberto Aldorasi, regista e ricercatore, con il quale condivide quest’ultima creazione.
Una riscrittura del romanzo di Pavese che è un lavoro sulla memoria e l’oblio, sulle case e sulle identità, che ci fanno umani prima di tutto, sempre e perennemente in cammino. Verso cosa? Verso quale terra?