Concept / Direzione / Coreografia: Giulio D’Anna
Co-creazione / Interpretazione: Mattia Agatiello, Chiara Ameglio, Cesare Benedetti, Noemi Bresciani, Pieradolfo Ciulli, Maura Di Vietri, Francesca Penzo
Responsabile musicale: Marcello Zempt
Assistenza direzione e produzione: Agnese Rosati
Esecuzione musicale: Gerardo Agatiello, Gabriele Bonometti
Luci: Grace Morales Suso
Direzione tecnica: Giulia Pastore
Produzione: Fattoria Vittadini, Versiliadanza
con il sostegno di MIBAC – Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, Regione Toscana/Sistema Regionale dello Spettacolo
con il supporto di Danzarte – Brescia e DanceB – Milano
si ringrazia Ariella Vidach – AiEP
Giulio D’Anna presenta O O O O O O O (IT), versione italiana dell’omonimo progetto vincitore dell’azione Anticorpi XL CollaborAction. Il coreografo trae ispirazione dal “Museo delle relazioni interrotte” di Zagabria per orbitare attorno al tema delle relazioni fallite e delle sue rovine. Dopo la creazione di O O O O O O O O con otto performers internazionali, Giulio D’Anna trasforma il suo lavoro in un format nazionale creando un museo di teatro danza con interpreti italiani. Il nuovo lavoro nasce, infatti, in collaborazione con la compagnia Fattoria Vittadini. Il materiale presentato è generato dal Curriculum Vitae dei performers e da dati statistici italiani. Agli interpreti è chiesto di articolare verbalmente e fisicamente memorie ed esperienze d’intimità ferita. Il desiderio di condividere ricordi personali sfidando il senso comune di ciò che è considerato socialmente adeguato anima la creazione di una serie di documenti viventi che rendono giustizia a emozioni che non possono essere affidate alle parole. I performers abbracciano l’idea di esporre i propri sentimenti e memorie come in un atto rituale, una cerimonia catartica. O O O O O O O (IT) è uno specchio dello stato sentimentale dei giovani adulti. Una sorta di musical postmoderno che si propone di offrire un momento di autoidentificazione e riflessione.
Lo spettacolo è parte di Teatro Arcobaleno, il progetto speciale di Gender Bender per un’educazione alle differenze dedicato a bambini e adolescenti, realizzato con collaborazione con: La Baracca Testoni Ragazzi, ATER, Teatro Comunale Laura Betti di Casalecchio di Reno, CSGE Centro Studi sul Genere e l’Educazione del Dipartimento di Scienze dell’Educazione Giovanni Maria Bertin dell’Università di Bologna, LInFA (Luogo per l’Infanzia, le Famiglie, l’Adolescenza), Istituzione Casalecchio delle Culture, Commissione Pari Opportunità Mosaico – ASC Insieme. Teatro Arcobaleno è sostenuto da Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna.
2 Comments
Sono uno spettatore di Bergamo: complimenti per la vostra programmazione!
Vi lascio alcuni pensieri che ho recentemente pubblicato in internet in merito a questo straordinario spettacolo.
“OOOOOOO (IT)”
Non sono un critico teatrale, non sono un giornalista…sono semplicemente il regista di un gruppo professionistico di teatro danza e di ricerca della provincia di Bergamo (Arhat Teatro) che da sempre cerca di “essere attento” a cogliere, in questi ambiti che mi hanno cambiato la vita, realtà che ancora mi possano colpire/stupire.
Proprio per questo, forse, avverto il bisogno di scrivere per esternare (se a qualcuno potranno interessare) le semplici annotazioni che seguono in merito allo spettacolo “OOOOOOO (IT)” di Giulio D’Anna – per e con Fattoria Vittadini.
Sono trascorsi ormai 10 giorni da mercoledi 20 gennaio 2016 quando ho assistito allo spettacolo presso il Teatro comunale “Laura Betti” di Casalecchio di Reno (spettacolo, per altro, già visto a novembre in quel di Brescia) e le immagini, i rimandi e le emozioni continuano ad essere vive in me e a inseguirmi.
Ho visto sulla scena, come da tempo non mi accadeva, l’energia dirompente di sette giovani danzatori/attori che trasmettevano con rara, e sempre più inusuale efficacia, la peculiarità e la forza del loro “essere gruppo” (non compagnia d’occasione) che trae linfa vitale proprio dal
con-corso di ciascuno, con la propria individualità e professionalità, ad un comune progetto artistico e di vita.
Sette “corpi vivi”, “presenti”, sette livelli di vibrazione e comunicazione differenti, sette registri espressivi carichi di una propria unicità, si sono saldati con l’azione sicura e determinata del coreografo dando luogo ad un mosaico visivo fatto di bellezza, equilibrio, intensità.
E il mosaico è andato componendosi, tessera per tessera, con gli interpreti che snocciolavano “la danza” di ciascuna loro vita, tirando e tendendo fili e accuratamente intrecciandoli a comporre un unico, solido ordito…la trama, il quadro della Vita con le sue contraddizioni, le sue assurdità, le sue negazioni, le sue ferite, i suoi desideri, i suoi bisogni…i suoi sogni.
La grande credibilità di corpi estremamente competenti e che possono pescare a piene mani in un bagaglio professionale e artistico del tutto speciale (dato che non può sfuggire a nessuno sguardo minimamente attento!) è stato il terreno fertile su cui si è creata una narr-azione andata man mano ben oltre i concetti separati di danza e teatro, così come si è solitamente abituati a pensarli, in un definirsi scenico sempre più organico e unitario (pur con alcuni, pochi, passaggi che, nel mio modo registico di intendere il ritmo complessivo dello spettacolo, potrebbero essere “prosciugati”)
Ogni corpo, tutti i corpi hanno detto, e si sono detti, della loro ricerca, delle loro ansie, delle loro tensioni ideali, delle loro ferite non rimarginate, delle solitudini, delle timidezze, delle aspirazioni.
Hanno detto, si sono detti, si sono rivolti agli spettatori, facendo ricorso ad un repertorio di modalità espressive ampio e variegato che ha spaziato (tra leggerezza e densità) dallo scanzonato racconto orale, dal testo di una canzone giocata su un filo sottile di voce, talora incerto e tenero, in equilibrio fisico tra/con/sui corpi impegnati in una fluida com-posizione/ri-composizione, dal pensiero-riflessione solo apparentemente distaccato su un angolo di un pianoforte,…al silenzio, alla non parola condensatasi in una danza solitaria …fino al maestoso crescendo, struggente, di un potente impasto musico-vocale su cui si delinea l’abbraccio di due corpi maschili, abbraccio che si rinnova, ogni volta altro, nella forma ed evolve in una miriade di richiami evocativi aprendo il varco al determinarsi concreto di tutti “i possibili” capaci di porre in relazione, di generare incontro e possibilità di amare e di essere amati: tre coppie diverse, accomunate “dall’abbraccio”, si stagliano così in una prospettiva profonda (con un sapiente taglio di luce) ai piedi del pianoforte su cui si erge una figura solitaria a dare slancio anche verso il cielo all’armonia e alla sinergia corporeo-musicale che si è creata.
Il cuore batte ancora forte per questo momento di alto lirismo quando, proprio dallo stesso pianoforte (luogo e oggetto da cui è partita non metaforicamente la prima nota di tutta la “partitura/spettacolo”) giunge una voce, che si fa presto grido, che si fa dichiarazione, che si fa brivido profondo, che squarcia l’aria e percorre la colonna vertebrale dello spettatore : “Tu sei quello che io vorrei essere, UN PADRE, …tu sei quello che io non vorrei mai diventare, MIO PADRE…mio padre…mio padre!!!”
Il dolore più acuto, il dramma umano più straziante, si fa immagine ancora più viva, se possibile, con un’azione di body percussion che tutto ciascuno degli interpreti esegue prima sul corpo accasciatosi sul pianoforte per poi percuotere se stessi e quindi “condividere” con gli altri…mutando il tutto in una danza in cui si fa largo una ricomposizione e inclusione e dove i corpi, pur arrossati dalle prove della quotidianità, continuano a cantare: “Non ho paura del dolore!”.
E un faro “ a pioggia” si chiude sull’ultima nota e su un cerchio di corpi che si è stretto in un unico, solidale, umano abbraccio che solo un Gruppo “poli-fonico” sa e può scambiarsi.
Un susseguirsi incalzante di “perle preziose”…e, nella platea degli spettatori, è palpabile l’emozione che si scioglie, dopo qualche istante, in un interminabile applauso.
Grazie Fattoria Vittadini.
Grazie Mattia Agatiello, Chiara Ameglio, Cesare Benedetti, noemi Bresciani Noe Mina, Pieradolfo Ciulli, Maura Di Vietri, Francesca Penzo, Giulio D’Anna…grazie per avermi ridestato l’entusiasmo, lo stupore e quel coinvolgimento emotivo che sentivo, sempre più, solo nelle lunghe ore di lavoro in sala con i miei (giovani) attori.
Lunga vita alla vostra coraggiosa esperienza…così particolare e di cui si avverte il bisogno.
A presto…spero!
Pierluigi Castelli
Regista Arhat Teatro
Ps:
Confesso, sommessamente, che mi piacerebbe molto vedervi al lavoro anche in una fase di allenamento, di improvvisazione e/o di montaggio creativo.
[…] al Teatro Laura Betti di Casalecchio di Reno dove va in scena lo spettacolo OOOOOOO, un misto di danza, canto e recitazione, interpretato dalla compagnia Fattoria Vittadini, con la […]