Un uomo entra in un supermercato all’interno di un grande centro commerciale di una città francese. Ruba una lattina di birra e viene bloccato da quattro addetti alla sicurezza che lo trascinano nel magazzino e lo ammazzano di botte. Questo scarno fatto di cronaca è raccontato da Laurent Mauvignier in un lungo racconto, una sola frase che ricostruisce la mezz’ora in cui è insensatamente raccolta la tragica fine di un uomo. Teso quasi allo spasimo nel resoconto minuzioso di una morte assurda, il flusso di parole raduna impercettibilmente tutti i temi cari a Mauvignier. E torna così il suo sguardo purissimo su un universo di “umili” che la scrittura rigorosissima accoglie senza una briciola di retorica, senza un’ombra di furbizia. Raro, oggi, nel trionfo dei format narrativi nei quali la realtà diventa un reality, uno stile così impeccabilmente morale, una prosa così pudica e vera. “Quel che io chiamo oblio” è il titolo originale di questo lungo monologo (una cinquantina di pagine) scritto in un’unica frase, senza un vero inizio, senza una vera fine, senza punteggiatura ma con una prosa perfetta che in un crescendo emozionante risveglia in noi sentimenti di pietà e indignazione. Messo in scena nel 2012 al Teatro della Comédie- Française, “Quel che io chiamo oblio” diviene per la prima volta spettacolo anche in Italia, presentato a Catania nel giugno 2018. A dare voce al testo un attore di rara sensibilità e potenza come Vincenzo Pirrotta, guidato dalla regia di un maestro del teatro e del cinema, Roberto Andò.
Di Laurent Mauvigner Con Vincenzo Pirrotta Regia Roberto Andò
VINCENZO PIRROTTA
Vincenzo Pirrotta si è diplomato alla scuola di teatro dell’I.N.D.A. (Istituto Nazionale del Dramma Antico). Ha lavorato con i più grandi registi e attori del teatro italiano. Dal 1996 conduce una ricerca sulle tradizioni popolari innestando arcaiche pratiche al teatro di sperimentazione. Tra i suoi spettacoli Eumenidi per la biennale di Venezia 2004, Teatro Stabile di Brescia; Sagra del signore della nave per il Teatro di Roma, U ciclopu, Terra Matta e Diceria dell’Untore per il Teatro Stabile di Catania; Filottete per l’Unione dei Teatri d’Europa; Donne al parlamento per il XILX ciclo di spettacoli classici del teatro greco di Siracusa; Clitennestra per il Teatro Stabile Palermo; Macbeth – Una magarìa per il Teatro Stabile di Palermo e il Teatro Stabile di Catania. Ha fondato “Esperidio“, compagnia teatrale di cui è direttore artistico e per la quale ha scritto e diretto numerosi spettacoli tra i quali: N’Gnanzo’ù, Malaluna, Sacre-Stie e La ballata delle balàte. Nel teatro lirico ha collaborato con il Teatro dell’Opera di Roma e con il Teatro San Carlo di Napoli. Tra le regie più importanti: Nozze di Figaro di Mozart per il teatro Manoel di Malta, direttore Michael Laus; per il teatro Massimo Bellini di Catania Carmen di Bizet, opera inaugurale della stagione 2012, direttore Will Humburg, e Attila di G. Verdi, direttore Sergio Alapont, nel dicembre 2014. I suoi spettacoli teatrali sono stati ospitati dai maggiori teatri e festival europei (Francia, Belgio, Spagna, Grecia, Germania, Portogallo, Malta, Inghilterra, Montenegro).
ROBERTO ANDÒ
Roberto Andò è nato a Palermo nel 1959. Scrittore, sceneggiatore, regista teatrale e cineasta, la sua formazione ha radici nella letteratura e nel cinema. Stringe rapporti professionali e d’amicizia con Leonardo Sciascia, Francesco Rosi, Federico Fellini, Michael Cimino, Harold Pinter, Francis Ford Coppola. Il suo esordio nella regia avviene a teatro nel 1986 con uno spettacolo tratto da un testo inedito di Italo Calvino, “La foresta-radice-labirinto”. Il suo primo film, Il Manoscritto del Principe – prodotto da Giuseppe Tornatore – dedicato agli ultimi anni di vita di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, viene presentato in vari festival internazionali e vince degli importanti riconoscimenti. Da allora, la sua attività cinematografica si alterna a regie d’opera – finora 17 tra cui “Il flauto magico” di Wolfgang Amadeus Mozart, “Tancredi” di Gioacchino Rossini, “L’olandese volante” di Richard Wagner, “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni, “Oedipus Rex” di Igor Stravinsky, “Die Winterreise” di Franz Schubert – e teatrali, tra cui ricordiamo “Le storie del signor Keuner” di Bertold Brecht, “La notte delle lucciole” di Leonardo Sciascia, “Il Dio della carneficina” di Yazmina Reza, “Proprio come se nulla fosse avvenuto”, da Anna Maria Ortese, “Shylock, ovvero Il mercante di Venezia in prova” di William Shakespeare, ultima tra quelle realizzate in sodalizio con Moni Ovadia, e ancora le messinscene dedicate all’opera di Harold Pinter: “La stanza”, “Anniversario” e “Vecchi Tempi”. Torna dietro la macchina da presa con Sotto falso nome, presentato nel 2004 come film di chiusura a Cannes alla Semaine de la Critique. Il suo film Viva la libertà è tratto dal suo romanzo Il trono vuoto edito nel 2012 da Bompiani, vincitore del Premio Campiello Opera Prima e del Premio Vittorini Opera Prima. Nel 2016 esce al cinema il suo nuovo film, ancora con Toni Servillo, ma anche con Pierfrancesco Favino, Moritz Bleibtreu, Daniel Auteuil: Le confessioni, film in cui indaga ancora una volta il lato oscuro del potere e della politica. Nel 2018 realizza il film con Micaela Ramazzotti e Renato Carpentieri Una storia senza nome, che riprende la storia legata al furto della Natività di Caravaggio sottratta dalla mafia nel 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo e mai ritrovata.
LAURENT MAUVIGNIER
Nato a Tours nel 1967, Laurent Mauvignier è uno degli scrittori francesi più apprezzati dal pubblico e dalla critica. Ottenuta la laurea in arti plastiche presso la Scuola delle belle arti nel 1991, fa il suo esordio nello stesso anno con il suo primo romanzo per le Éditions de Minuit. Ha all’attivo sette romanzi, tra i quali Apprendre à finir (Les Éditions de Minuit, 2000; Prix Wepler e Prix Inter 2001) e Dans la foule (Les Éditions de Minuit, 2006; Prix Fnac). Con Feltrinelli ha pubblicato Degli uomini (2010), Storia di un oblio (2012; poi messo in scena presso il teatro de La Comédie-Française nell’aprile del 2012), Intorno al mondo (2016) e Continuare (2018).