di e con Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci e tecnica Max Mugnai
drammaturgia Roberto Latini, Barbara Weigel
regia Roberto Latini
movimenti di scena Marco Mencacci, Federico Lepri, Lorenzo Martinelli
organizzazione Nicole Arbelli
foto Fabio Lovino
produzione Fortebraccio Teatro
in collaborazione con L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, ATER Circuito Regionale Multidisciplinare – Teatro Comunale Laura Betti, Fondazione Orizzonti d’Arte
con il contributo di MiBACT, Regione Emilia-Romagna
“AMLETO + DIE FORTINBRASMASCHINE è la riscrittura di una riscrittura…” dice Latini – “la caccia all’inquietudine nel fondo profondo del nostro centro, per riscriverci, in un momento fondamentale del nostro percorso… una giostrina su cui far salire tragedia e commedia insieme.”
Quella di Roberto Latini e Barbara Weigel, autori del testo, è una scrittura scenica che si dissolve ben presto in una «deriva» teatrale e metateatrale. Di Heiner Müller conservano la struttura, la divisione per capitoli o ambienti e compongono un meccanismo, un dispositivo scenico, una giostrina su cui far salire tragedia e commedia insieme. Die Hamletmaschine è modello e ispirazione: Album di Famiglia; L’Europa delle donne; Scherzo; Pest a Buda Battaglia per la Groenlandia; Nell’attesa selvaggia, Dentro la orribile armatura, Millenni sono i capitoli che lo compongono, ma il testo è ridotto in frammenti minimi e disarticolati. Dichiara il regista: «Voglio rimanere il più possibile nell’indefinito, accogliere il movimento interno al testo e portarlo sul ciglio di un finale sospeso tra il senso e l’impossibilità della sua rappresentazione»
L’Amleto di Fortebraccio si contorce contro l’ineluttabile; una spada minaccia la sua libertà, un enorme cerchio di luce sembra tracciare i confini oltre i quali non è consentito osare, un delicato sbuffo di memoria scompone la maschera di Ofelia.
Il (non)Amleto tenta di innalzarsi, si fa lieve, si lascia sollevare, esce da sè, si osserva dall’esterno, cammina con scarpe disallineate, un incedere precario ma ostinato, tenacemente disarticolato, si affaccia sul nulla e scopre che forse la salvezza è lasciarsi andare.
Anche grazie alle sempre splendide musiche di Gianluca Misiti, Roberto Latini riesce a condurre lo spettatore in una dimensione disturbante e meravigliosa, sospende in platea un necessario scuotimento della ragione a vantaggio dei sensi, tende la mano allo spettatore per nuotare o annegare insieme, ma se questi ha la ventura di sollevare quel super-io dall’acqua, quella boccata d’aria scoprirà i suoi nervi e verrà sferzato di vita.
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