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Traditional future

29 Marzo 2017
sabato 8 aprile 2017, ore 21


 

 

 

 

 

Creazione 2010: Akili studio/Wayne MacGregor
Danzatore, coreografo: ANUANG’A Fernando
Musica: Maasaï Vocals e composizioni moderne
Produzione: Pierre Cardin

Come evolvere dalla tradizione verso la modernità senza cancellare le tracce e senza tradire le proprie radici? La proposta di  Anuang’a, danzatore e coreografo autodidatta e atipico nel panorama della danza contemporanea, è sostenuta e ispirata dai Canti Masai, memoria ancestrale e potenza ritmica, “motore essenziale” per la sua gestualità.

Un percorso iniziatico che diventa apertura per una tradizione in divenire, in cui il danzatore ricerca un cammino originale affinché la danza Masai viva pienamente la propria epoca.

Lontano dai cliché turistici, Anuang’a prova a far evolvere il movimento ondulatorio – la gestualità proveniente dalla memoria depositata nel fondo dei secoli – con un’abilità sconcertante, coniugata alle tecniche della danza contemporanea.

Anuang’a dà vita a Moran, giovane guerriero che appartiene alla terra del Villaggio, partendo da queste radici simboliche ricerca un’energia più profonda e un’espressione più liberatrice.

 

AL PASSO DI FERNANDO LA DANZA AFRICANA VA VERSO IL FUTURO
di Emiliano Coraretti

 “Quando Fernando Anuang’a balla, lo spettatore resta ipnotizzato. Questo coreografo keniota da oltre vent’anni mette in scena spettacoli in cui mescola amore e guerra, creando dialoghi inediti tra la tradizione masai e danze decisamente più contemporanee (hip hop e breakdance prima di tutte). Come dimostra Traditional Future,  la danza di Anuang’a non nasce per rendere digeribile a un pubblico europeo i canti e i balli del Kenya, ma per creare un ponte tra l’Africa e l’Occidente o, come dice lui, «un movimento ondulatorio tra il mondo che conosciamo e uno di cui abbiamo solo sentito parlare». Nato e cresciuto in Kenya, Fernando (i genitori lo chiamarono così in ricordo di un missionario italiano conosciuto qualche anno prima) ha imparato a danzare da autodidatta: «Nel mio Paese» racconta l’artista al telefono dalla Francia, dove vive sei mesi all’anno, passando gli altri sei in patria, «non esistono scuole di ballo, però si danza in ogni luogo possibile e in qualunque momento della giornata. Per imparare, è sufficiente guardare gli altri, cercando di imitarli». A forza di guardare e imitare, nel 1990 Anuang’a forma il trio Rare Watts, in cui propone innesti inediti tra la danza tradizionale keniota e i ritmi della musica techno. Spettacoli apprezzati dal pubblico che, però, non lo convincevano: «Dopo un po’ iniziai a capire che danzare doveva essere un modo per esprimere la storia del mio Paese senza per questo trasformarmi in un’attrazione turistica». Il ballerino decise così di trasferirsi in Francia dove ha avuto l’opportunità di lavorare con alcuni dei più importanti coreografi dell’Occidente, da Carolyn Carlson («la più grande di tutti») ad Angelin Preljocaj. «Anche oggi» conclude Anuang’a «i miei spettacoli nascono sempre dalla stessa domanda: è possibile danzare verso il futuro senza tradire le proprie radici? Io credo che sia possibile, ma per farlo ho dovuto usare il mio corpo come un punto d’incontro tra tradizione e modernità. Traditional Future vuole quindi essere un viaggio in cui io prendo per mano il pubblico, portandolo in luoghi selvaggi ma con una storia ancora da scoprire. Proprio come il Kenya»

da Venerdì di repubblica, 18 gennaio 2013

 

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